Monti Maggiorasca, Bue e Nero

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Punto di partenza/arrivo: Passo del Tomarlo 1482 m

Dislivello: 500 m ca.

Durata complessiva: 4/4,15 h

Tempi parziali: Passo del Tomarlo-Monte Croce di Martincano-Monte Maggiorasca (1/1,15 h) ; Monte Maggiorasca-Monte Bue (25 min) ; Monte Bue-Sella Costazza (20 min) ; Sella Costazza-Monte Nero (40/45 min) ; Monte Nero-Prato Grande (40/45 min) ; Prato Grande- Provinciale della Val Nure-Passo del Tomarlo (40 min)

Difficoltà: EE la breve digressione sul gendarme roccioso; E+ la discesa dal crinale nord-est del Monte Nero verso Tana del Monte Nero e Prato Grande; E la restante parte dell’itinerario

Attrezzatura: ordinaria da escursionismo

Ultima verifica: luglio 2016

Accesso stradale: Parma-Borgo Val di Taro-Bedonia-Ponteceno-Anzola-Passo del Tomarlo

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www.openstreetmap.org

Descrizione dell’itinerario

Anello di notevole interesse ambientale e panoramico. L’itinerario proposto implica la salita alle più rinomate cime di quest’area appenninica situata al confine tra le provincie di Genova, Parma e Piacenza.

Dal Passo del Tomarlo si imbocca (paletto con cartelli) un evidente sentiero che risale inizialmente un ripido pendio erboso per poi entrare nella faggeta e procedere in lieve pendenza. Usciti temporaneamente dal bosco, guardando in alto a sinistra si nota un bel gendarme roccioso la cui sommità potremo conquistare tra poco. Si continua per il marcato sentiero che risale in seguito un pendio con folta vegetazione, procedendo in direzione della dorsale del Monte Croce di Martincano. Se si vuole effettuare una piacevole digressione, una volta giunti a poca distanza da una costa con affioramenti rocciosi situata alla nostra sinistra, ci si dirige verso essa e, mediante canalino erboso, se ne guadagna il dorso. Da qui, volgendo a sinistra, ci si avvicina al già citato gendarme e se ne conquista l’area sommità risalendo una facile crestina rocciosa. Rientrati nel sentiero principale, si continua a salire ripidamente prima per pendio con vegetazione, poi all’interno della faggeta. Raggiunta una costa boscosa, si piega a sinistra affrontando un ripido strappo, procedendo poi in modo pressoché pianeggiante. Poco dopo si raggiunge un bivio (paletto con cartelli) dove si prosegue diritto verso il Monte Maggiorasca. Al bivio successivo, invece, si volta a sinistra in direzione del Monte Croce di Martincano. Il sentiero lambisce un crinale che precipita in versante Aveto con pareti rocciose, per poi procedere a destra di quest’ultimo all’interno del bosco. Usciti da esso, si risale una panoramica dorsale erbosa guadagnando in breve la sommità del Monte Croce di Martincano, 1723 m. Dalla cima lo sguardo si estende verso i Monti Trevine, Penna e Aiona con la sottostante Val d’Aveto. Rimesso piede sul sentiero principale, si continua per esso raggiungendo poco dopo un ulteriore bivio. Qui si presentano due possibilità per guadagnare la cima del Maggiorasca, entrambe valide e piacevoli. Optando per il percorso di destra contrassegnato con X gialla, si attraversa inizialmente una bella radura, rientrando poi nella faggeta e guadagnando quota in moderata pendenza su tracciato evidente che compie diverse svolte. Usciti dalla copertura boscosa, si rimonta un ripido pendio erboso, raggiungendo così una panoramica dorsale che si segue in direzione della vicina sommità del Monte Maggiorasca, 1800 m. Da notare che la quota più elevata non è quella dove è collocata la statua della Madonna di Guadalupe, ma la cima deturpata da antenne e ripetitori. Dalla sommità ci si dirige verso il non lontano Monte Bue per ampio percorso acciottolato che presto entra nel bosco e scende ripido conducendo ad una sella. Da qui, risalita faticosamente la soprastante pista da sci, si conquista la croce di vetta del Monte Bue, 1771 m. Il panorama è incantevole, attributo che tuttavia non concerne la sommità di questa montagna, notevolmente deturpata dagli impianti di risalita provenienti da Rocca d’Aveto. Dalla cima ci si dirige verso il vicino Rifugio Monte Bue, a destra del quale si imbocca un sentiero non segnato che passa sotto i cavi di una sciovia in disuso. Immessosi nel percorso n° 001, lo si segue a destra in discesa tra vegetazione molto variegata. Dopo qualche minuto, si approda all’ampia e magnifica Sella Costazza, 1677 m, crocevia di sentieri. Dal valico si continua lungo il percorso n° 003 che asseconda tutto il crinale sud-ovest del Monte Nero. Si risale inizialmente una dorsale erbosa con cespugli di pini mughi, cui fa seguito un tratto in cui si perde quota. Ci troviamo in un ambiente davvero unico: i rarissimi (in ambito appenninico) pini mughi autoctoni, i risalti di serpentinite e le straordinarie visuali verso il sottostante altipiano prativo di Prato Grande, fanno del sentiero in questione uno dei più interessanti di tutto l’Appennino emiliano. La traccia sale ripida tenendosi a sinistra del filo di cresta, conducendo alla sommità di una prima quota del lungo crinale montuoso. Una breve discesa precede una nuova salita in cui il percorso, tenendosi nel versante settentrionale del monte, aggira alcuni verticali risalti rocciosi (in un tratto è presente un cordino d’acciaio che aiuta a superare un ripido canalino). Il tracciato, assecondando la dorsale o tenendosi nei suoi pressi, conduce infine alla sommità del Monte Nero, 1752 m. Dalla panoramica cima si percorre il crinale nord-est seguendo un evidente sentiero “intagliato” nei cespugli di pini mughi. Giunti ad un bivio (paletto con cartelli), si abbandona il percorso n° 003 diretto al Passo dello Zovallo, imboccando a destra il sentiero n° 821a per Tana del Monte Nero e Prato Grande. Usciti dalla copertura costituita dai pini mugli, si volge a sinistra e si scende in obliquo su tracciolina poco evidente, fino a svoltare nettamente a destra e giungere in corrispondenza di un masso. Disceso per poco un ripido pendio erboso, si volge a sinistra verso alcuni pini mughi, continuando poi su sentiero molto labile tenendo d’occhio gli sporadici e sbiaditi segnavia presenti. Effettuati alcuni tornanti, si raggiunge più in basso una macchia boscosa (notevole esemplare di faggio), oltre la quale si riprende a scendere ripidamente tagliando in un punto una piccola pietraia. Raggiunto un magnifico ripiano prativo con pini mughi e massi (siamo in località Tana del Monte Nero), si deve volgere a destra verso alcuni paletti di legno ed entrare in un magnifico bosco impreziosito dalla presenza di rarissimi esemplari di abeti bianchi autoctoni. Poco dopo, occorre svoltare a sinistra e salire lievemente a fianco di massi e di paletti di legno, avendo l’accortezza di non alzarsi troppo e di virare a destra. Inizia qui un lungo tratto in cui si avanza in leggera discesa e in piano (con una breve risalita) su sentiero spesso poco evidente e malamente segnato (segnavia sbiaditi e poco visibili), procedendo in sostanziale direzione ovest lungo la sponda sinistra (destra orografica) dell’appartata valletta denominata “La Nave”. Gustando la straordinaria bellezza dell’ambiente boschivo in cui si è immersi, caratterizzato da faggi e isolati massi, si raggiunge un pannello esplicativo situato più o meno in corrispondenza del margine nord-est di Prato Grande, 1640 m. Si attraversa interamente l’altopiano tenendosi dapprima al centro, poi non lontani dal suo margine sinistro, assecondando di tanto in tanto qualche labile traccia. Giunti nei pressi della stazione di una vecchia sciovia (la stessa che abbiamo sottopassato prima di mettere piede nel sentiero n° 001) e di un piccolo rifugio, si prosegue tenendosi più o meno in quota senza scendere al sottostante ripiano prativo, puntando al vicino limite del bosco. Inoltratosi nella faggeta in corrispondenza di una costa, si continua per carraia che volge progressivamente verso est, avanzando perlopiù in modo pianeggiante e transitando poco sotto il sommo di suggestivi dirupi ofiolitici. Nel momento in cui il tracciato inizia a salire, lo si abbandona prendendo a destra un sentiero sassoso che, scendendo piuttosto ripidamente, conduce alla SP 654R. Seguendo quest’ultima a destra, si ritorna in venti minuti circa al Passo del Tomarlo, punto di partenza della nostra escursione. 

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