
Punto di partenza/arrivo: Calestano 402 m
Dislivello: 1050 m ca.
Durata complessiva: 6,30 h
Tempi parziali: Calestano-Valico di Fragno (2,25 h) ; Valico di Fragno-Canesano (1,30 h) ; Canesano-Calestano (2,35 h)
Difficoltà: E+/EE
Attrezzatura: ordinaria da escursionismo
Ultima verifica: aprile 2022
Riferimento bibliografico: Daniele Canossini, LE VALLI DI PARMA E L’ALTA LUNIGIANA, l’Escursionista, 2002
Accesso stradale: Parma-Felino-Marzolara-Calestano

{Nelle sezioni evidenziate in colore arancio, il percorso è puramente indicativo}
Descrizione dell’itinerario
Quella che si propone costituisce una delle più avvincenti e inusuali escursioni che sia possibile effettuare in Val Baganza e, più in generale, nel medio Appennino parmense. Il percorso ad anello, come altri relazionati dal sottoscritto nel presente sito, è desunto da una preziosa guida, ormai piuttosto datata, il cui autore è Daniele Canossini. Si tratta dell’itinerario n° 17 battezzato “Il Corno e il Vitello”, titolo che prende spunto da due boscose cime situate sul crinale Baganza/Parma, che il tracciato non raggiunge ma aggira. Rispetto alla descrizione offerta da Canossini, che a sua volta si riferisce ad una verifica effettuata prima del 2002, anno di pubblicazione della sua guida, l’autore della presente relazione ha riscontrato in alcune sezioni – come bisognava attendersi – cambiamenti notevoli, imputabili ad interventi umani, come sempre aggressivi nei confronti dell’ambiente naturale, nonché incuria dovuta alla scarsa valorizzazione escursionistica di quest’area. Si tratta in particolare del tratto successivo alla località “La Brugnara”, in cui si dovrà assecondare un tracciato molto poco evidente, infrascato e per di più semicancellato da un’orribile operazione di esbosco. Altra sezione da evidenziare, è quella relativa all’inizio della discesa in direzione della valle formata dal Rio Spigone. In questo caso, ci si troverà a percorrere un vecchio sentiero poco riconoscibile e in alcuni punti completamente invaso da arbusti spinosi e rovi. Infine, una volta messo piede nella strada asfaltata per Vigolone, risulterà piuttosto problematico il reperimento della giusta traccia onde raggiungere il fondovalle Spigone. Quelle menzionate costituiscono le inevitabili criticità che concernono percorsi pressoché o del tutto abbandonati; problematiche che non sono in grado di ledere l’interesse globale dell’escursione, anzi rendono il viaggio ancora più interessante, poiché implicante l’esercizio della libera iniziativa del percorritore. Per questo motivo, si sconsiglia l’utilizzo del navigatore satellitare, particolarmente mortificante della dimensione creativa che l’esperienza della montagna non può che stimolare ad esprimersi e concretizzarsi in scelte in alcuni casi da prendersi in loco. Spesso la dimensione del “viaggio” implica l’elemento dell’imprevisto, il quale mette in esercizio quell’aspetto che ognuno di noi possiede e che a volte risulta piuttosto dormiente, anestetizzato da una sottocultura che si fonda sul forzato livellamento di ogni specificità che non sia inquadrabile in una schematizzazione rigidamente razionale e sequenziale. Si sta parlando, come detto prima, della creatività, che nell’attuale proscenio delle attività montane appare – almeno a parere del sottoscritto – assopita e passiva a causa dell’imperare della logica massificante del “si fa così”.
Dalla netta curva a destra di Via Salvo D’Acquisto, situata nella parte nuova del paese di Calestano, s’imbocca un sentiero (indicazione del CAI) procedendo in modo pianeggiante all’interno di una macchia boscosa parallelamente al Rio Moneglia. Poco più avanti, costeggiato un condominio, si attraversa un’ampia radura, al termine della quale si ripiomba nella vegetazione. Avanzando con andamento pressoché pianeggiante a fianco del corso d’acqua, è necessario in seguito compiere un duplice guado, aggirando in questo modo una sezione in cui il sentiero risulta franato. Procedendo, come prima, in piano parallelamente al Rio Moneglia, lo si guada poco più avanti per la terza volta, raggiungendo appena dopo il margine di ampie radure deturpate da una linea elettrica. Ripiombati quasi subito nella vegetazione, o contornando per un tratto il margine dei prati delimitati a sinistra da un rimboschimento a conifere, si riprende ad avanzare nei pressi del corso d’acqua, in ambiente naturale molto piacevole e suggestivo. Costeggiando all’interno del bosco le ampie radure di prima (interessante muretto a secco alla nostra sinistra), si procede senza guadagnare quota nel fondovalle Moneglia, fino a salire per un breve tratto svoltando a sinistra. Usciti dalla copertura boscosa, ci si innesta in una carraia (indicazioni), che si asseconda a destra (a sinistra condurrebbe a Jano), costeggiando il margine della vegetazione. Rientrati nel variegato ambiente boschivo, si avanza perlopiù in lieve salita (eccetto uno strappo un po’ più ripido), ritornando a costeggiare il Rio Moneglia. Al bivio che si incontra in seguito, si trascura l’ampia traccia che guada il corso d’acqua, continuando invece diritto per ampio sentiero. Il tracciato volge quasi subito a sinistra e guadagna ripidamente quota a fianco un fosso, compiendo più in alto un paio di tornanti. Costeggiato in seguito un rimboschimento a conifere e contornato il margine di bucoliche radure, ci si innesta nella SP 612 all’altezza di Ciano. Si segue a destra, per pochissimo, la strada, imboccando a sinistra una carraia che conduce quasi subito alla casa della località Chiesatto. Il percorso si inerpica, con salita talvolta ripida e faticosa, nel boschivo fianco destro orografico della val Moneglia, transitando inizialmente nei pressi di due prese dell’acquedotto. Guadagnando costantemente quota, prima all’interno di un variegato bosco, poi tra arbusti e cespugli, si raggiunge un bivio in cui si trascura una carraia a destra. Proseguendo per il tracciato principale, si scende lievemente all’interno di una boscosa valletta e, oltrepassato il corso d’acqua che la forma, si riprende a salire per un singolo tratto. Si avanza poi sostanzialmente in piano tra rado bosco e folta vegetazione, fino a raggiungere un crocicchio in cui ci si innesta nel percorso n° 773 proveniente da Jano. Si continua diritto per questo tracciato, costeggiando un’ampia radura e incontrando un bivio che precede di poco un incrocio. Proseguendo diritto, si procede in moderata pendenza in ambiente interessante e con vegetazione variegata, iniziando a valicare il crinale che chiude a nord-est la valle formata dal Rio Moneglia. Il tracciato avanza poi in modo pianeggiate inoltrandosi progressivamente nell’ampia valle del Rio di Ronzano, presentandosi spesso dissestato e infangato a causa del rovinoso passaggio di moto da enduro (quest’area montuosa è molto conosciuta da coloro che amano scorrazzare, in sella a mezzi motorizzati, su carraie e sentieri). Procedendo lungo il margine di radure con arbusti, si volge a destra e, ammirando interessanti visuali sul Monte Sporno, si raggiunge un bivio (indicazioni) nei pressi di un bel ripiano prativo. Si continua per la carraia di destra contornando inizialmente la radura, riprendendo a guadagnare quota in direzione del non lontano crinale del Monte Castellaro. Penetrando progressivamente nel rimboschimento a conifere che ammanta la dorsale a cui siamo diretti, la si raggiunge e valica svoltando a sinistra e scendendo per un breve tratto. Dal bivio in località Cusano (indicazioni), si prosegue per il tracciato di sinistra avanzando in lieve salita sempre all’interno del rimboschimento a conifere che caratterizza questa sezione della dorsale. Con andamento molto lineare, si procede in seguito tra rado bosco costeggiando interessanti stratificazioni del flysch del Monte Sporno, ammirando, in alcuni punti, notevoli visuali panoramiche. Lambita, più in alto, la ben poco riconoscibile sommità del Monte Castellaro (la si guadagna staccandosi dal tracciato appena dopo un’apertura panoramica), si avanza in modo pressoché pianeggiante assecondando l’ampia dorsale, fino a raggiungere un bivio con indicazioni. Si continua diritto (n° 741, Via Longobarda), progredendo per un tratto in ripida salita su ampio percorso sassoso con stratificazioni del flysch, dirigendosi verso il crinale Baganza/Parma contraddistinto dalla boscosa cima del Monte Corno. Più in alto, si procede meno ripidamente in un cotesto caratterizzato ancora da rado e basso bosco, aggirando a sinistra una sezione del tracciato impercorribile in quanto invasa dal fango (l’effetto delle “scorribande” degli enduristi). Dopo un’altra salita piuttosto ripida in cui affiorano stratificazioni del flysch, si penetra nel bosco di conifere che ammanta quest’area del crinale Baganza/Parma, volgendo a destra procedendo in lieve discesa. Aggirata la cima del Monte Corno, si raggiunge un crocicchio in località Costalunga, dal quale si prosegue diritto assecondando il segnavia n° 741. Si avanza in lieve salita trascurando a destra un sentiero che sale verso la sommità del Monte Pozzo, iniziando in questo modo l’aggiramento della suddetta altura. Sconfinati in versante Parma, si tira diritto ad un incrocio, iniziando successivamente a perdere quota. Trascurato, in corrispondenza di una svolta a sinistra, un percorso per il Monte Pozzo, si abbandona poco sotto l’ampia traccia in cui ci troviamo, prendendo a destra (indicazioni) un sentiero. Dopo la prima ripida discesa, giunti in corrispondenza di una radura, si ignora a sinistra un altro percorso, rientrando presto nel bosco di conifere. Si avanza per un breve tratto in lieve salita, per poi riprendere a scendere e trascurare un sentiero che si stacca a destra. Alternando tratti in cui si perde quota piuttosto ripidamente su interessanti stratificazioni del flysch a bucoliche radure che si attraversando e costeggiano, si raggiunge infine il Valico di Fragno, 845 m. Dopo un’eventuale sosta, si continua lungo il percorso di crinale (n° 741; Via dei Longobardi) seguendo inizialmente una stradina asfaltata. Quando essa curva nettamente a sinistra, si prosegue diritto (indicazioni) perdendo quota per ampio tracciato in cui affiorano spettacolari stratificazioni del flysch. Avanzando per il panoramico percorso (consigliabile anche come semplice passeggiata pomeridiana), si transita nei pressi di un curioso poggetto roccioso, avvicinandosi progressivamente al Monte Vitello. Più o meno ai piedi di quest’ultimo, si tralascia a destra una carraia e, insistendo per il tracciato principale, si penetra in una fascia boscosa con conifere. Costeggiata una recinzione pressoché distrutta delimitante una proprietà privata con relativo cancello, si esce dalla copertura boscosa nell’ambito di belle radure. Il tracciato, impennandosi decisamente, volge a sinistra dirigendosi verso una boscosa costa e, raggiuntala, svolta a destra. Al sommo di una salita ripida e faticosa, si piega a sinistra (indicazioni) tralasciando un percorso che prosegue diritto, continuando il cammino verso il non lontano Valico di Monte Prandone. Dopo una carraia che si stacca a sinistra in discesa, una svolta a destra e un paletto/segnavia, si abbandona il tracciato n° 741, imboccando a destra una carraia che sale ripidamente. Si guadagna faticosamente quota in direzione nord-ovest, tagliando, mediante traccia erbosa, una svolta del percorso. Più in alto si giunge nei pressi di un capanno, oltre il quale si asseconda, progredendo in ripida salita, il crinale di un’erbosa costa. Al sommo dell’ascesa, ci si inoltra nel bosco per evidente sentiero, iniziando a perdere quota verso il Monte Vitello, il cui versante sud-occidentale è caratterizzato da particolari stratificazioni. Penetrati in un buio bosco di conifere, si sale per un tratto costeggiando una recinzione, fino a volgere a sinistra e riprendere a scendere. Il percorso vira più in basso a destra e procede perlopiù in quota in costante direzione nord-ovest, offrendo in alcuni punti belle visuali sul Monte Montagnana. In seguito, il tracciato si amplia e perde quota nell’ambito di radure con cespugli, rientrando più in basso nel bosco di conifere. Dopo una ripida discesa, si approda in un’ampia e panoramica insellatura situata sul crinale montuoso che divide la valle del Rio Moneglia da quella formata dal Rio Spigone. Al crocicchio che si presenta, si prosegue diritto avendo come direttiva l’ampia dorsale divisoria, trascurando a destra una traccia erbosa. Progredendo in lieve salita, prima su pendio erboso poi tra vegetazione varia e arbusti, si penetra nel bosco e si avanza a saliscendi per ottimo sentiero. Ad un bivio, si tralascia a destra un percorso per le MTB (e per gli escursionisti “bipedi”: ci mancherebbe altro che si diffondesse l’idiozia di vietare all’appassionato di trekking, presumibilmente animato da un ethos che si fonda sul rispetto dell’ambiente naturale, di percorrere tracciati riservati ad un’attività – le discese stile downhill – che niente ha da spartire con la nobiltà umana e spirituale dell’andare in montagna!), volgendo invece a sinistra e perdendo quota. Ammirando alcune stratificazioni del flysch e gustando la bellezza dell’ambiente boschivo che ci ospita, si ignora più in basso un percorso che si stacca a destra e un altro che si diparte a sinistra in corrispondenza di un tornante. Immessosi in una stradina asfaltata, la si segue a destra verso la vicina frazione di Canesano, transitando inizialmente nei pressi di un piccolo cimitero. Entrati nel suggestivo nucleo – 792 m –, s’imbocca a sinistra uno stradello in discesa e al primo bivio si continua a destra. Trascurato un percorso che scende ripido, si avanza per bella carraia con andamento in piano/live discesa, iniziando in questo modo l’attraversamento della conca che più in basso si restringe nella valle formata dal Rio Spigone. Costeggiando il margine di bucoliche e panoramiche radure, si transita nei pressi di una presa dell’acquedotto e si varcano un paio di corsi d’acqua. Appena dopo il secondo, si sale piuttosto ripidamente compiendo qualche svolta, trascurando, al sommo dell’ascesa, un percorso che si stacca a sinistra. Avanzando in piano/lieve discesa, si attraversa la valletta formata da un rio, ignorando un tracciato che sale verso il crinale Baganza/Parma. Ripresi a guadagnare quota per carraia alquanto devastata dal passaggio di mezzi di esbosco, giunti in corrispondenza di una svolta a sinistra, si stacca a destra lo stradello che conduce ai ruderi, collocati in splendida posizione, del casolare della Brugnara, 786 m. Dopo una meritata sosta, si continua lungo il percorso principale procedendo in lieve salita, trascurando a sinistra un tracciato diretto alla dorsale spartiacque. Si inizia appena dopo a scendere aggirando delle sezioni particolarmente fangose, fino ad un rio oltre il quale si presenta un bivio. Qui ha inizio un tratto del percorso implicante problemi di orientamento, che possiamo evitare continuando per il tracciato più evidente, il quale, dopo una salita, si innesta in una carraia proveniente dal crinale Baganza/Parma e diretta ad Albareto. Imboccata a destra una trascurata ma ampia traccia, si effettuando un paio di svolte, uscendo in seguito in radure con arbusti. Volgendo qui a sinistra, si attraversa un’area umida con acqua stagnate, varcando un ruscello. Rientrati nel bosco, il percorso si presenta più evidente, ma solo per un breve tratto: infatti, usciti in un’area orribilmente disboscata, il tracciato, dopo la primissima sezione in cui risulta tutto sommato evidente, svanisce, o meglio si ramifica in molteplici percorsi. L’autore della relazione, procedendo scomodamente tra cespugli e rovi, è giunto nei pressi di una specie di stagno e ha imboccato un’ampia traccia che è risultata essere quella giusta. Se abbiamo azzeccato la corretta continuazione del percorso principale, ci troveremo poco più avanti ad attraversare un solco devastato da frane, che precede un “muro” di sterpaglie e rami. Rientrati nell’autoctona copertura boscosa, si avanza in salita su carraia ben evidente e piacevole, varcando un piccolo corso d’acqua. Più in alto, si avanza a fianco di radure e, al bivio che si presenta, si può optare sia per il tracciato di sinistra, quanto per quello di destra. Dopo una salita abbastanza ripida e faticosa in cui si costeggiando prati e radure, ci si innesta in una carrareccia, situata su un panoramico crinale, che si segue a destra. Transitati nei pressi delle case del nucleo Il Ginepro, si entra poco dopo nella frazione di Albareto caratterizzata da belle case in sasso ottimamente ristrutturate rispettando l’assetto originario. Scesi per stradina asfaltata al sottostante incrocio (proseguendo diritto si raggiungerebbe il borgo di Vigolone, meritevole di una visita), s’imbocca a destra un poco “accogliente” sentiero, molto invaso dalla vegetazione, perciò scarsamente riconoscibile. Si asseconda la traccia procedendo tra rovi che rendono il cammino certamente non piacevole, fino ad un punto in cui occorre aggirare, tenendosi lungo il margine dei campi alla nostra destra, una sezione in cui il percorso risulta totalmente ostruito da rami e vegetazione varia. Ripreso appena possibile il tracciato principale, si avanza in lieve discesa in modo più confortevole rispetto alla parte precedente. Usciti dal bosco, si sottopassa una linea elettrica, notando alla nostra sinistra un vecchio muretto a secco rivelativo della storicità del percorso che a fatica stiamo seguendo. Rientrati nella copertura boscosa, si prosegue per sentiero evidente e ben incavato, ma purtroppo ancora molto invaso dall’autoctona vegetazione. Trascurato, in corrispondenza di un mucchio di sassi, un più ampio tracciato che si stacca a sinistra, si insiste per quello principale che poco più avanti, fuori dal bosco, costeggia il margine di panoramiche radure. Assecondando una sorta di crinale, si volge ad un certo punto bruscamente a sinistra sottopassando una linea elettrica, forse quella incontrata in precedenza. Rientrati nel bosco, si perde ripidamente quota in un singolo tratto, per poi procedere in lieve discesa. Nel momento in cui il percorso si amplia, si trascura una poco stimolante pista che scende verso il fondovalle Spigone, proseguendo invece diritto su ampia traccia invasa dalla vegetazione. Innestatosi in una carraia che sostituisce una storica mulattiera, la si asseconda a destra in discesa, procedendo nell’ambito di un’area disboscata. Si segue lungamente questo percorso avanzando costantemente a mezza costa, trascurando tracce che si staccano a sinistra e ammirando, nella prima parte, belle visuali sulle stratificazioni che caratterizzano l’altro lato della valle. Immessosi nella strada asfaltata per Vigolone in corrispondenza di un suo tornante, la seguiamo per un tratto in direzione di Calestano, notando a destra l’imbocco di una carraia e, appena dopo, nella stessa direzione, lo stradello d’accesso a Casa Spigona (proprietà privata). Proprio in corrispondenza del bivio con il menzionato stradello in cui sono posti i contenitori della raccolta differenziata, ci si cala a destra per ripida scarpata all’interno del bosco onde recuperare un vecchio e poco riconoscibile percorso. Messo piede sul labile sentiero, lo si segue in direzione nord, fino a compiere un tornante destrorso in corrispondenza del quale il tracciato si amplia a mulattiera. Assecondandola, si raggiunge poco più avanti la pista di una palificazione elettrica, oltre la quale si effettua un tornante sinistrorso. Rimesso piede nell’orripilante pista, o si scende ripidamente per essa, oppure si asseconda a destra un altro segmento del vecchio tracciato. Più in basso s’imbocca a sinistra la continuazione della storica mulattiera che, presentandosi ben evidente, effettua poco dopo, in corrispondenza di un masso isolato con sentiero che prosegue diritto, un tornante destrorso. Il tracciato, molto interessante e in ambiente di grande fascino, riporta inevitabilmente nella pista della palificazione, che ora assume le fattezze di una carraia. Al primo bivio, si scende a destra per ripida e disagevole traccia, raggiungendo in questo modo il letto del Rio Spigone. Seguendo una carrareccia, si procede in piano parallelamente al corso d’acqua, notando, nell’altro lato della valle, i ruderi di una stazione termale. Volendo visitare quest’area, s’imbocca a destra un sentiero e, mediante rudimentale passerella, si varca il Rio Spigone. Messo piede nell’altra sponda, si abbandona la traccia che inizia a salire e, verso sinistra, si oltrepassa un piccolo ruscello. Facendosi largo tra vegetazione invadente, si raggiungono i tristi ma allo stesso tempo suggestivi ruderi della stazione termale. Ripreso il percorso di prima, si continua a procedere a fianco del corso d’acqua, ammirando, in corrispondenza di una svolta a sinistra, i particolari dirupi che caratterizzano l’altra sponda della valle. Si entra poi in una non fitta copertura boscosa, oltrepassando un cancello e incontrando un bivio con un percorso franato che originariamente attraversava il Rio Spigone. Avanzando in salita, si raggiunge una pianeggiante area arbustiva e, al bivio che si presenta, si continua per il tracciato di destra, dirigendosi verso una casa diroccata. Poco prima di quest’ultima, si incontra un ulteriore bivio, dal quale si può prendere indifferentemente sia il sentiero di destra quanto la carraia di sinistra: infatti, i due percorsi si ricongiungono nei pressi della menzionata costruzione. Messo piede nella SP 15, la si asseconda a destra attraversando il ponte sul Rio Spigone e imboccando poco più avanti Via Papa Giovanni XIII. Entrati in Calestano, si visita tutto il suggestivo borgo di origine medievale e, raggiunta la Chiesa di San Lorenzo, si ritorna al parcheggio da cui siamo partiti.
















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