Rio Moneglia e Rio Spigone

Punto di partenza/arrivo: Calestano 402 m

Dislivello: 1050 m ca.

Durata complessiva: 6,30 h

Tempi parziali: Calestano-Valico di Fragno (2,25 h) ; Valico di Fragno-Canesano (1,30 h) ; Canesano-Calestano (2,35 h)

Difficoltà: E+/EE

Attrezzatura: ordinaria da escursionismo

Ultima verifica: aprile 2022

Riferimento bibliografico: Daniele Canossini, LE VALLI DI PARMA E L’ALTA LUNIGIANA, l’Escursionista, 2002

Accesso stradale: Parma-Felino-Marzolara-Calestano

www.openstreetmap.org

{Nelle sezioni evidenziate in colore arancio, il percorso è puramente indicativo}

Descrizione dell’itinerario

Quella che si propone costituisce una delle più avvincenti e inusuali escursioni che sia possibile effettuare in Val Baganza e, più in generale, nel medio Appennino parmense. Il percorso ad anello, come altri relazionati dal sottoscritto nel presente sito, è desunto da una preziosa guida, ormai piuttosto datata, il cui autore è Daniele Canossini. Si tratta dell’itinerario n° 17 battezzato “Il Corno e il Vitello”, titolo che prende spunto da due boscose cime situate sul crinale Baganza/Parma, che il tracciato non raggiunge ma aggira. Rispetto alla descrizione offerta da Canossini, che a sua volta si riferisce ad una verifica effettuata prima del 2002, anno di pubblicazione della sua guida, l’autore della presente relazione ha riscontrato in alcune sezioni – come bisognava attendersi – cambiamenti notevoli, imputabili ad interventi umani, come sempre aggressivi nei confronti dell’ambiente naturale, nonché incuria dovuta alla scarsa valorizzazione escursionistica di quest’area. Si tratta in particolare del tratto successivo alla località “La Brugnara”, in cui si dovrà assecondare un tracciato molto poco evidente, infrascato e per di più semicancellato da un’orribile operazione di esbosco. Altra sezione da evidenziare, è quella relativa all’inizio della discesa in direzione della valle formata dal Rio Spigone. In questo caso, ci si troverà a percorrere un vecchio sentiero poco riconoscibile e in alcuni punti completamente invaso da arbusti spinosi e rovi. Infine, una volta messo piede nella strada asfaltata per Vigolone, risulterà piuttosto problematico il reperimento della giusta traccia onde raggiungere il fondovalle Spigone. Quelle menzionate costituiscono le inevitabili criticità che concernono percorsi pressoché o del tutto abbandonati; problematiche che non sono in grado di ledere l’interesse globale dell’escursione, anzi rendono il viaggio ancora più interessante, poiché implicante l’esercizio della libera iniziativa del percorritore. Per questo motivo, si sconsiglia l’utilizzo del navigatore satellitare, particolarmente mortificante della dimensione creativa che l’esperienza della montagna non può che stimolare ad esprimersi e concretizzarsi in scelte in alcuni casi da prendersi in loco. Spesso la dimensione del “viaggio” implica l’elemento dell’imprevisto, il quale mette in esercizio quell’aspetto che ognuno di noi possiede e che a volte risulta piuttosto dormiente, anestetizzato da una sottocultura che si fonda sul forzato livellamento di ogni specificità che non sia inquadrabile in una schematizzazione rigidamente razionale e sequenziale. Si sta parlando, come detto prima, della creatività, che nell’attuale proscenio delle attività montane appare – almeno a parere del sottoscritto – assopita e passiva a causa dell’imperare della logica massificante del “si fa così”. 

Dalla netta curva a destra di Via Salvo D’Acquisto, situata nella parte nuova del paese di Calestano, s’imbocca un sentiero (indicazione del CAI) procedendo in modo pianeggiante all’interno di una macchia boscosa parallelamente al Rio Moneglia. Poco più avanti, costeggiato un condominio, si attraversa un’ampia radura, al termine della quale si ripiomba nella vegetazione. Avanzando con andamento pressoché pianeggiante a fianco del corso d’acqua, è necessario in seguito compiere un duplice guado, aggirando in questo modo una sezione in cui il sentiero risulta franato. Procedendo, come prima, in piano parallelamente al Rio Moneglia, lo si guada poco più avanti per la terza volta, raggiungendo appena dopo il margine di ampie radure deturpate da una linea elettrica. Ripiombati quasi subito nella vegetazione, o contornando per un tratto il margine dei prati delimitati a sinistra da un rimboschimento a conifere, si riprende ad avanzare nei pressi del corso d’acqua, in ambiente naturale molto piacevole e suggestivo. Costeggiando all’interno del bosco le ampie radure di prima (interessante muretto a secco alla nostra sinistra), si procede senza guadagnare quota nel fondovalle Moneglia, fino a salire per un breve tratto svoltando a sinistra. Usciti dalla copertura boscosa, ci si innesta in una carraia (indicazioni), che si asseconda a destra (a sinistra condurrebbe a Jano), costeggiando il margine della vegetazione. Rientrati nel variegato ambiente boschivo, si avanza perlopiù in lieve salita (eccetto uno strappo un po’ più ripido), ritornando a costeggiare il Rio Moneglia. Al bivio che si incontra in seguito, si trascura l’ampia traccia che guada il corso d’acqua, continuando invece diritto per ampio sentiero. Il tracciato volge quasi subito a sinistra e guadagna ripidamente quota a fianco un fosso, compiendo più in alto un paio di tornanti. Costeggiato in seguito un rimboschimento a conifere e contornato il margine di bucoliche radure, ci si innesta nella SP 612 all’altezza di Ciano. Si segue a destra, per pochissimo, la strada, imboccando a sinistra una carraia che conduce quasi subito alla casa della località Chiesatto. Il percorso si inerpica, con salita talvolta ripida e faticosa, nel boschivo fianco destro orografico della val Moneglia, transitando inizialmente nei pressi di due prese dell’acquedotto. Guadagnando costantemente quota, prima all’interno di un variegato bosco, poi tra arbusti e cespugli, si raggiunge un bivio in cui si trascura una carraia a destra. Proseguendo per il tracciato principale, si scende lievemente all’interno di una boscosa valletta e, oltrepassato il corso d’acqua che la forma, si riprende a salire per un singolo tratto. Si avanza poi sostanzialmente in piano tra rado bosco e folta vegetazione, fino a raggiungere un crocicchio in cui ci si innesta nel percorso n° 773 proveniente da Jano. Si continua diritto per questo tracciato, costeggiando un’ampia radura e incontrando un bivio che precede di poco un incrocio. Proseguendo diritto, si procede in moderata pendenza in ambiente interessante e con vegetazione variegata, iniziando a valicare il crinale che chiude a nord-est la valle formata dal Rio Moneglia. Il tracciato avanza poi in modo pianeggiate inoltrandosi progressivamente nell’ampia valle del Rio di Ronzano, presentandosi spesso dissestato e infangato a causa del rovinoso passaggio di moto da enduro (quest’area montuosa è molto conosciuta da coloro che amano scorrazzare, in sella a mezzi motorizzati, su carraie e sentieri). Procedendo lungo il margine di radure con arbusti, si volge a destra e, ammirando interessanti visuali sul Monte Sporno, si raggiunge un bivio (indicazioni) nei pressi di un bel ripiano prativo. Si continua per la carraia di destra contornando inizialmente la radura, riprendendo a guadagnare quota in direzione del non lontano crinale del Monte Castellaro. Penetrando progressivamente nel rimboschimento a conifere che ammanta la dorsale a cui siamo diretti, la si raggiunge e valica svoltando a sinistra e scendendo per un breve tratto. Dal bivio in località Cusano (indicazioni), si prosegue per il tracciato di sinistra avanzando in lieve salita sempre all’interno del rimboschimento a conifere che caratterizza questa sezione della dorsale. Con andamento molto lineare, si procede in seguito tra rado bosco costeggiando interessanti stratificazioni del flysch del Monte Sporno, ammirando, in alcuni punti, notevoli visuali panoramiche. Lambita, più in alto, la ben poco riconoscibile sommità del Monte Castellaro (la si guadagna staccandosi dal tracciato appena dopo un’apertura panoramica), si avanza in modo pressoché pianeggiante assecondando l’ampia dorsale, fino a raggiungere un bivio con indicazioni. Si continua diritto (n° 741, Via Longobarda), progredendo per un tratto in ripida salita su ampio percorso sassoso con stratificazioni del flysch, dirigendosi verso il crinale Baganza/Parma contraddistinto dalla boscosa cima del Monte Corno. Più in alto, si procede meno ripidamente in un cotesto caratterizzato ancora da rado e basso bosco, aggirando a sinistra una sezione del tracciato impercorribile in quanto invasa dal fango (l’effetto delle “scorribande” degli enduristi). Dopo un’altra salita piuttosto ripida in cui affiorano stratificazioni del flysch, si penetra nel bosco di conifere che ammanta quest’area del crinale Baganza/Parma, volgendo a destra procedendo in lieve discesa. Aggirata la cima del Monte Corno, si raggiunge un crocicchio in località Costalunga, dal quale si prosegue diritto assecondando il segnavia n° 741. Si avanza in lieve salita trascurando a destra un sentiero che sale verso la sommità del Monte Pozzo, iniziando in questo modo l’aggiramento della suddetta altura. Sconfinati in versante Parma, si tira diritto ad un incrocio, iniziando successivamente a perdere quota. Trascurato, in corrispondenza di una svolta a sinistra, un percorso per il Monte Pozzo, si abbandona poco sotto l’ampia traccia in cui ci troviamo, prendendo a destra (indicazioni) un sentiero. Dopo la prima ripida discesa, giunti in corrispondenza di una radura, si ignora a sinistra un altro percorso, rientrando presto nel bosco di conifere. Si avanza per un breve tratto in lieve salita, per poi riprendere a scendere e trascurare un sentiero che si stacca a destra. Alternando tratti in cui si perde quota piuttosto ripidamente su interessanti stratificazioni del flysch a bucoliche radure che si attraversando e costeggiano, si raggiunge infine il Valico di Fragno, 845 m. Dopo un’eventuale sosta, si continua lungo il percorso di crinale (n° 741; Via dei Longobardi) seguendo inizialmente una stradina asfaltata. Quando essa curva nettamente a sinistra, si prosegue diritto (indicazioni) perdendo quota per ampio tracciato in cui affiorano spettacolari stratificazioni del flysch. Avanzando per il panoramico percorso (consigliabile anche come semplice passeggiata pomeridiana), si transita nei pressi di un curioso poggetto roccioso, avvicinandosi progressivamente al Monte Vitello. Più o meno ai piedi di quest’ultimo, si tralascia a destra una carraia e, insistendo per il tracciato principale, si penetra in una fascia boscosa con conifere. Costeggiata una recinzione pressoché distrutta delimitante una proprietà privata con relativo cancello, si esce dalla copertura boscosa nell’ambito di belle radure. Il tracciato, impennandosi decisamente, volge a sinistra dirigendosi verso una boscosa costa e, raggiuntala, svolta a destra. Al sommo di una salita ripida e faticosa, si piega a sinistra (indicazioni) tralasciando un percorso che prosegue diritto, continuando il cammino verso il non lontano Valico di Monte Prandone. Dopo una carraia che si stacca a sinistra in discesa, una svolta a destra e un paletto/segnavia, si abbandona il tracciato n° 741, imboccando a destra una carraia che sale ripidamente. Si guadagna faticosamente quota in direzione nord-ovest, tagliando, mediante traccia erbosa, una svolta del percorso. Più in alto si giunge nei pressi di un capanno, oltre il quale si asseconda, progredendo in ripida salita, il crinale di un’erbosa costa. Al sommo dell’ascesa, ci si inoltra nel bosco per evidente sentiero, iniziando a perdere quota verso il Monte Vitello, il cui versante sud-occidentale è caratterizzato da particolari stratificazioni. Penetrati in un buio bosco di conifere, si sale per un tratto costeggiando una recinzione, fino a volgere a sinistra e riprendere a scendere. Il percorso vira più in basso a destra e procede perlopiù in quota in costante direzione nord-ovest, offrendo in alcuni punti belle visuali sul Monte Montagnana. In seguito, il tracciato si amplia e perde quota nell’ambito di radure con cespugli, rientrando più in basso nel bosco di conifere. Dopo una ripida discesa, si approda in un’ampia e panoramica insellatura situata sul crinale montuoso che divide la valle del Rio Moneglia da quella formata dal Rio Spigone. Al crocicchio che si presenta, si prosegue diritto avendo come direttiva l’ampia dorsale divisoria, trascurando a destra una traccia erbosa. Progredendo in lieve salita, prima su pendio erboso poi tra vegetazione varia e arbusti, si penetra nel bosco e si avanza a saliscendi per ottimo sentiero. Ad un bivio, si tralascia a destra un percorso per le MTB (e per gli escursionisti “bipedi”: ci mancherebbe altro che si diffondesse l’idiozia di vietare all’appassionato di trekking, presumibilmente animato da un ethos che si fonda sul rispetto dell’ambiente naturale, di percorrere tracciati riservati ad un’attività – le discese stile downhill – che niente ha da spartire con la nobiltà umana e spirituale dell’andare in montagna!), volgendo invece a sinistra e perdendo quota. Ammirando alcune stratificazioni del flysch e gustando la bellezza dell’ambiente boschivo che ci ospita, si ignora più in basso un percorso che si stacca a destra e un altro che si diparte a sinistra in corrispondenza di un tornante. Immessosi in una stradina asfaltata, la si segue a destra verso la vicina frazione di Canesano, transitando inizialmente nei pressi di un piccolo cimitero. Entrati nel suggestivo nucleo – 792 m –, s’imbocca a sinistra uno stradello in discesa e al primo bivio si continua a destra. Trascurato un percorso che scende ripido, si avanza per bella carraia con andamento in piano/live discesa, iniziando in questo modo l’attraversamento della conca che più in basso si restringe nella valle formata dal Rio Spigone. Costeggiando il margine di bucoliche e panoramiche radure, si transita nei pressi di una presa dell’acquedotto e si varcano un paio di corsi d’acqua. Appena dopo il secondo, si sale piuttosto ripidamente compiendo qualche svolta, trascurando, al sommo dell’ascesa, un percorso che si stacca a sinistra. Avanzando in piano/lieve discesa, si attraversa la valletta formata da un rio, ignorando un tracciato che sale verso il crinale Baganza/Parma. Ripresi a guadagnare quota per carraia alquanto devastata dal passaggio di mezzi di esbosco, giunti in corrispondenza di una svolta a sinistra, si stacca a destra lo stradello che conduce ai ruderi, collocati in splendida posizione, del casolare della Brugnara, 786 m. Dopo una meritata sosta, si continua lungo il percorso principale procedendo in lieve salita, trascurando a sinistra un tracciato diretto alla dorsale spartiacque. Si inizia appena dopo a scendere aggirando delle sezioni particolarmente fangose, fino ad un rio oltre il quale si presenta un bivio. Qui ha inizio un tratto del percorso implicante problemi di orientamento, che possiamo evitare continuando per il tracciato più evidente, il quale, dopo una salita, si innesta in una carraia proveniente dal crinale Baganza/Parma e diretta ad Albareto. Imboccata a destra una trascurata ma ampia traccia, si effettuando un paio di svolte, uscendo in seguito in radure con arbusti. Volgendo qui a sinistra, si attraversa un’area umida con acqua stagnate, varcando un ruscello. Rientrati nel bosco, il percorso si presenta più evidente, ma solo per un breve tratto: infatti, usciti in un’area orribilmente disboscata, il tracciato, dopo la primissima sezione in cui risulta tutto sommato evidente, svanisce, o meglio si ramifica in molteplici percorsi. L’autore della relazione, procedendo scomodamente tra cespugli e rovi, è giunto nei pressi di una specie di stagno e ha imboccato un’ampia traccia che è risultata essere quella giusta. Se abbiamo azzeccato la corretta continuazione del percorso principale, ci troveremo poco più avanti ad attraversare un solco devastato da frane, che precede un “muro” di sterpaglie e rami. Rientrati nell’autoctona copertura boscosa, si avanza in salita su carraia ben evidente e piacevole, varcando un piccolo corso d’acqua. Più in alto, si avanza a fianco di radure e, al bivio che si presenta, si può optare sia per il tracciato di sinistra, quanto per quello di destra. Dopo una salita abbastanza ripida e faticosa in cui si costeggiando prati e radure, ci si innesta in una carrareccia, situata su un panoramico crinale, che si segue a destra. Transitati nei pressi delle case del nucleo Il Ginepro, si entra poco dopo nella frazione di Albareto caratterizzata da belle case in sasso ottimamente ristrutturate rispettando l’assetto originario. Scesi per stradina asfaltata al sottostante incrocio (proseguendo diritto si raggiungerebbe il borgo di Vigolone, meritevole di una visita), s’imbocca a destra un poco “accogliente” sentiero, molto invaso dalla vegetazione, perciò scarsamente riconoscibile. Si asseconda la traccia procedendo tra rovi che rendono il cammino certamente non piacevole, fino ad un punto in cui occorre aggirare, tenendosi lungo il margine dei campi alla nostra destra, una sezione in cui il percorso risulta totalmente ostruito da rami e vegetazione varia. Ripreso appena possibile il tracciato principale, si avanza in lieve discesa in modo più confortevole rispetto alla parte precedente. Usciti dal bosco, si sottopassa una linea elettrica, notando alla nostra sinistra un vecchio muretto a secco rivelativo della storicità del percorso che a fatica stiamo seguendo. Rientrati nella copertura boscosa, si prosegue per sentiero evidente e ben incavato, ma purtroppo ancora molto invaso dall’autoctona vegetazione. Trascurato, in corrispondenza di un mucchio di sassi, un più ampio tracciato che si stacca a sinistra, si insiste per quello principale che poco più avanti, fuori dal bosco, costeggia il margine di panoramiche radure. Assecondando una sorta di crinale, si volge ad un certo punto bruscamente a sinistra sottopassando una linea elettrica, forse quella incontrata in precedenza. Rientrati nel bosco, si perde ripidamente quota in un singolo tratto, per poi procedere in lieve discesa. Nel momento in cui il percorso si amplia, si trascura una poco stimolante pista che scende verso il fondovalle Spigone, proseguendo invece diritto su ampia traccia invasa dalla vegetazione. Innestatosi in una carraia che sostituisce una storica mulattiera, la si asseconda a destra in discesa, procedendo nell’ambito di un’area disboscata. Si segue lungamente questo percorso avanzando costantemente a mezza costa, trascurando tracce che si staccano a sinistra e ammirando, nella prima parte, belle visuali sulle stratificazioni che caratterizzano l’altro lato della valle. Immessosi nella strada asfaltata per Vigolone in corrispondenza di un suo tornante, la seguiamo per un tratto in direzione di Calestano, notando a destra l’imbocco di una carraia e, appena dopo, nella stessa direzione, lo stradello d’accesso a Casa Spigona (proprietà privata). Proprio in corrispondenza del bivio con il menzionato stradello in cui sono posti i contenitori della raccolta differenziata, ci si cala a destra per ripida scarpata all’interno del bosco onde recuperare un vecchio e poco riconoscibile percorso. Messo piede sul labile sentiero, lo si segue in direzione nord, fino a compiere un tornante destrorso in corrispondenza del quale il tracciato si amplia a mulattiera. Assecondandola, si raggiunge poco più avanti la pista di una palificazione elettrica, oltre la quale si effettua un tornante sinistrorso. Rimesso piede nell’orripilante pista, o si scende ripidamente per essa, oppure si asseconda a destra un altro segmento del vecchio tracciato. Più in basso s’imbocca a sinistra la continuazione della storica mulattiera che, presentandosi ben evidente, effettua poco dopo, in corrispondenza di un masso isolato con sentiero che prosegue diritto, un tornante destrorso. Il tracciato, molto interessante e in ambiente di grande fascino, riporta inevitabilmente nella pista della palificazione, che ora assume le fattezze di una carraia. Al primo bivio, si scende a destra per ripida e disagevole traccia, raggiungendo in questo modo il letto del Rio Spigone. Seguendo una carrareccia, si procede in piano parallelamente al corso d’acqua, notando, nell’altro lato della valle, i ruderi di una stazione termale. Volendo visitare quest’area, s’imbocca a destra un sentiero e, mediante rudimentale passerella, si varca il Rio Spigone. Messo piede nell’altra sponda, si abbandona la traccia che inizia a salire e, verso sinistra, si oltrepassa un piccolo ruscello. Facendosi largo tra vegetazione invadente, si raggiungono i tristi ma allo stesso tempo suggestivi ruderi della stazione termale. Ripreso il percorso di prima, si continua a procedere a fianco del corso d’acqua, ammirando, in corrispondenza di una svolta a sinistra, i particolari dirupi che caratterizzano l’altra sponda della valle. Si entra poi in una non fitta copertura boscosa, oltrepassando un cancello e incontrando un bivio con un percorso franato che originariamente attraversava il Rio Spigone. Avanzando in salita, si raggiunge una pianeggiante area arbustiva e, al bivio che si presenta, si continua per il tracciato di destra, dirigendosi verso una casa diroccata. Poco prima di quest’ultima, si incontra un ulteriore bivio, dal quale si può prendere indifferentemente sia il sentiero di destra quanto la carraia di sinistra: infatti, i due percorsi si ricongiungono nei pressi della menzionata costruzione. Messo piede nella SP 15, la si asseconda a destra attraversando il ponte sul Rio Spigone e imboccando poco più avanti Via Papa Giovanni XIII. Entrati in Calestano, si visita tutto il suggestivo borgo di origine medievale e, raggiunta la Chiesa di San Lorenzo, si ritorna al parcheggio da cui siamo partiti. 

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La Val Moneglia e i suoi borghi

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Punto di partenza/arrivo: Calestano, 402 m

Dislivello: 750 m ca.

Durata complessiva: 5 h

Tempi parziali: Calestano-Alpicella (30 min.) ; Alpicella-Marvana-crinale Baganza/Parma (1,30 h) ; crinale Baganza/Parma-Monte Castellaro-Fragnolo (1 h) ; Fragnolo-Fragno-Jano (1,15 h) ; Jano-Calestano (40 min.)

Difficoltà: E

Attrezzatura: ordinaria da escursionismo

Ultima verifica: febbraio 2020

Riferimento bibliografico: Daniele Canossini – LE VALLI DI PARMA E L’ALTA LUNIGIANA – l’Escursionista 2002

Accesso stradale: Parma-Felino-Marzolara-Calestano

map(1)www.openstreetmap.org Nella sezione evidenziata colore arancio il tracciato è puramente indicativo

Descrizione dell’itinerario
 

Bellissimo percorso alla scoperta dei suggestivi borghi della Val Moneglia e delle poco conosciute “grotte di Calestano”. 

Abbandonata l’auto in un parcheggio in Via del Bocco, si percorre quest’ultima per un breve tratto fin oltre la sede degli Alpini, imboccando a sinistra (indicazioni) una carraia selciata che piega subito a destra spegnendosi in Via Tralacosta. Si segue lo stradello a sinistra transitando a fianco delle ultime case del paese, svoltando poi a destra per carraia. Appena dopo, però, accorre prendere a sinistra un sentiero che sale inizialmente nei pressi di una bella casa isolata. Si continua lungo questo percorso che guadagna quota avendo come direttrice una costa boscosa. Ai diversi bivi che si incontrano, si tiene sempre il tracciato più ampio, effettuando alcune ripide svolte (a terra si notano diversi affioramenti del flysch). Raggiunto il crinale della menzionata costa, lo si asseconda sottopassando innanzitutto l’inestetico elettrodotto della Val Baganza. Si prosegue per il bellissimo sentiero che in più punti si sdoppia (si tratta di tracce utilizzate dalle MTB), notando alla nostra destra un nucleo agricolo con fienili. Più avanti si incomincia a scorgere, sempre a destra, il borgo di Alpicella, prima meta del nostro itinerario. Nel momento in cui il percorso di crinale si inserisce in un’ampia traccia, si incontra un bivio dal quale (cartello) si prende a destra un sentiero. Sbucati in panoramici prati, si raggiunge subito dopo il nucleo di Alpicella630 m, che si attraversa per stradina asfaltata dirigendosi verso la caratteristica chiesa/oratorio di cui è rimasto in piedi solo la facciata e parte delle mura laterali. Da qui si può continuare per carraia che tuttavia si deve abbandonare presto virando a sinistra in direzione del crinale abbandonato in precedenza. Avanzando liberamente per prati e seguendo successivamente un tratturo, si rimonta sul dorso della costa proprio in corrispondenza di un evidente bivio. Noi andiamo a sinistra (cartelli del “Tartufo Trail Running”) perdendo quota per ampia traccia nella sponda sinistra orografica della boscosa valletta formata dal Rio Moneglia. Trascurato ad un bivio un percorso che scende a sinistra in discesa (e con esso le indicazioni del “Tartufo Trail Running”), si prosegue diritto per ampia mulattiera che avanza in lieve salita e a saliscendi. Al bivio che si incontra nei pressi di una radura, si attraversa quest’ultima anziché proseguire a sinistra per carraia alquanto infangata. Ricongiuntisi con il percorso di prima e attraversato un corso d’acqua (il Rio Moneglia o un suo ramo), si prosegue in salita parallelamente a quest’ultimo. Al primo bivio che si incontra, si trascura a sinistra una carraia che conduce al nucleo di Prato (da cui transiteremo al ritorno), proseguendo diritto per il percorso principale caratterizzato dalla presenza di una linea elettrica. Al secondo bivio (indicazioni del “Tartufo Trail Running”) andiamo invece a sinistra avanzando per ampia traccia che inizialmente costeggia alcune conifere di reimpianto. Raggiunto il fondo di una valletta, si trascura un percorso che sale a destra e si svolta a sinistra varcando un corso d’acqua. Si prosegue per comoda carraia giungendo più avanti nei pressi del suggestivo nucleo di Marvana. Dopo un’eventuale visita, si continua per stradello asfaltato che sale verso NE, transitando a fianco delle case del piccolo nucleo di Costola. Messo piede nella SP 61, la si segue a sinistra verso Fragnolo, ma poco dopo la si abbandona imboccando a destra (indicazioni) una carraia. Si asseconda quest’ultima (percorso CAI n° 772 b) in ripida salita e al bivio che si incontra poco più in alto, in corrispondenza di un’area pressoché disboscata, si prende il tracciato di destra. Il percorso continua a progredire in ripida e sostenuta salita attraversando più in alto un’altra carrareccia. Si prosegue poi per ampio sentiero/mulattiera – il cui fondo è caratterizzato da affioramenti del Flysch – penetrando progressivamente in un rimboschimento a conifere che ammanta in questa sezione della dorsale spartiacque Baganza/Parma. Seguendo faticosamente l’ampia traccia, si approda infine nella sella che divide il Monte Pozzo a sud dal Monte Corno a nord. Ci si dirige verso quest’ultimo prendendo a sinistra un sentiero in salita che procede all’interno di una bella pineta, forse la meglio conservata di tutto l’Appennino parmense. Il tracciato avanza successivamente in piano aggirando in versante Baganza la boscosa sommità del Monte Corno, per poi virare a sinistra. Usciti dal rimboschimento a conifere, si inizia a perdere quota per ampia traccia che senza possibilità di errore conduce ad un bivio (poco prima di quest’ultimo, si ammirano sulla destra notevoli affioramenti del Flysch del Monte Sporno). Si prosegue diritto lungo la carraia principale che asseconda costantemente il dorso di una costa, ammirando in alcuni tratti belle visuali panoramiche. Più avanti si entra in un rimboschimento a conifere oltrepassando l’impercettibile sommità del Monte Castellaro. Raggiunto un bivio in località Cusano, si piega nettamente a sinistra perdendo quota per carraia (percorso CAI n° 772a) affiancata da splendidi prati e radure che stimolano una sosta ristoratrice. Più in basso il percorso diviene asfaltato e scende piuttosto ripidamente sempre affiancato da radure. Dopo una svolta a sinistra, si passa a fianco delle case della parte alta del paese di Fragnolo, fino a raggiungerne il centro, 702 m, immettendosi nella provinciale proprio in corrispondenza del rinomato ristorante Mariella. Si segue la strada a destra solo per poco, imboccando a sinistra un’ampia traccia (percorso CAI n° 772) che perde quota per panoramici campi. Raggiunte le case del nucleo di Prato, si prosegue a destra avanzando per stradello asfaltato che attraversa una valletta. Dopo qualche minuto si giunge in corrispondenza della magnifica chiesa di Fragno660 m, dedicata a S. Pietro Apostolo e di edificazione romanica. Dalla cinta muraria che circonda l’edificio, si prende a sinistra una carraia che transita a fianco di un piccolo cimitero, conducendo ad alcune case in sasso ottimamente ristrutturate. Qui si piega a destra in discesa inserendosi in un’ampia traccia che si segue in quest’ultima direzione. Si tratta di un percorso non segnato e piuttosto invaso dalla vegetazione, ma comunque ben evidente. Poco più avanti si transita nei pressi del nucleo di Chiesavecchia e si continua per traccia erbosa. Si deve poi perdere quota per campi in direzione del fondo di un avvallamento (in questo tratto la carraia risulta impercorribile poiché totalmente inglobata dalla vegetazione). Da quest’ultimo si sale per traccia (in realtà ce ne sono due che procedono parallele) fino a sbucare nella SP 61 a poca distanza dal borgo di Ciano600 m. Si segue l’asfalto in direzione di Calestano solo per poco, imboccando a destra una carraia in salita non segnata dal CAI. Dopo il primo ripido strappo, il tracciato piega a sinistra e prosegue, sempre in salita, nella sponda sinistra orografica di una suggestiva valletta. Attraversato il fondo di quest’ultima, sulla destra si nota un foro: si tratta delle “Grotte di Calestanocavità carsiche scoperte già nel XVIII sec., quando la duchessa di Parma Maria Amelia di Bordone aveva avocato a sé tutti i diritti sull’estrazione del “tufo”, i depositi travertinosi entro cui scoprivano fusti d’erbe e foglie pietrificate, giudicate “scherzi” della natura” (cfr. Canossini, pag. 36). Appena dopo l’entrata della grotta, si prende a destra un’ampia traccia che salendo piuttosto ripidamente conduce a poca distanza dal rio attraversato in precedenza. Qui il percorso piega a sinistra immettendosi successivamente in una carraia con segnavia del CAI che si segue a sinistra. Più in basso, appena prima di uscire dal bosco, in corrispondenza di una netta svolta a sinistra si trascura a destra un altro percorso. Avanzando successivamente a fianco di panoramici prati, si raggiunge lo splendido Oratorio della Beata Vergine della Cintura. Si tratta di un edificio di fondazione romanica e secondo alcuni studiosi sarebbe sorto su un precedente luogo di culto di epoca romana dedicato a Giano, da cui deriverebbe il nome della frazione che visiteremo fra poco. Dopo una consigliabile sosta, si continua per carraia svoltando a sinistra, transitando a fianco di alcune case. Si continua a perdere quota per stradello asfaltato attraversando tutto il magnifico borgo di Jano563 m. Messo piede nella provinciale, la si si segue a destra solo per poco imboccando a sinistra (indicazioni) una carraia. Si asseconda quest’ultima in direzione E, trascurando, ad un bivio, una traccia che scende a destra. Si continua per il percorso segnato all’interno del bosco, attraversando una valletta formata da un rio e ignorando tracce laterali. Più in basso si esce in una radura nel fondo della valle formata dal Rio Moneglia, dove ci si immette nel percorso n° 772. Lo si segue a destra procedendo nella prima sezione parallelamente al corso d’acqua. In seguito si contorna il margine sinistro di una radura con linea elettrica e ripiombati nel bosco si effettua un primo guado. Poco più avanti occorre riguadare il corso d’acqua per due volte consecutive, procedendo successivamente sulla sinistra del rio. Senza possibilità di errore si esce dopo qualche minuto dalla fitta boscaglia in corrispondenza di un’ampia radura che si attraversa. Dopo aver costeggiato un condominio, si sbuca in Via Salvo d’Acquisto in corrispondenza di una netta svolta della strada. 

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Anello di Fragnolo

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Punto di partenza/arrivo: Fragnolo 700 m

Dislivello: 500 m ca.

Durata complessiva: 4 h

Tempi parziali: Fragnolo-Monte Castellaro-Passo di Fragno (1,30 h) ; Passo di Fragno-selletta tra Monte Prandone e Monte Vitello (45 min.) ; selletta tra Monte Prandone e Monte Vitello- fondovalle Moneglia-Fragnolo (1,30 h)

Difficoltà: E

Attrezzatura: ordinaria da escursionismo

Ultima verifica: marzo 2017

Accesso stradale: Parma-Felino-Marzolara-Calestano-Fragnolo

map

www.openstreetmap.org

Descrizione dell’itinerario 

Anello molto interessante e vario su carraie e sentieri evidenti che non pongono problemi di reperimento del giusto percorso. 

Sulla sinistra del Ristorante Mariella (indicazioni) si imbocca una stradina asfaltata che conduce alle case della parte alta del paese di Fragnolo. Si effettua successivamente una svolta a destra e si inizia a salire ripidamente in direzione del non lontano crinale del Monte Castellaro. Più avanti la stradina diviene sterrata e sale costeggiando splendide e panoramiche radure, per poi penetrare in un rimboschimento a conifere. Raggiunto un bivio in località Cusano 857 m, si piega a destra lungo il percorso di crinale (segnavia CAI n° 773), oltrepassando l’impercettibile sommità del Monte Castellaro, 936 m (alcune aperture nel bosco permetto di ammirare notevoli visuali). Giunti ad un alto bivio, si ignora a sinistra la carraia diretta al valico conosciuto come Tino d’Oro e si continua diritto procedendo inizialmente in moderata pendenza, poi in lieve salita. Ci si avvicina progressivamente, sempre per ampia traccia, alla sommità del Monte Corno, ammantata da conifere di reimpianto, che si aggira a destra avanzando in direzione S/SE. Dopo una breve discesa, si arriva ad un incrocio (paletto con cartelli) dove si prosegue diritto per ampia traccia con sbarra iniziale. Effettuata una svolta a sinistra, si inizia più avanti l’aggiramento della sommità del Monte Pozzo, giungendo, dopo una curva a destra, ad un altro incrocio. Si continua diritto iniziando poi a scendere per sentiero che offre notevoli visuali panoramiche e che, allargandosi in ultimo a carraia, conduce ad un bivio dove si ignora a destra il percorso diretto alla boscosa sommità del Monte Pozzo. Si svolta invece a sinistra, in discesa, assecondando per un breve tratto la carrareccia, abbandonandola poco dopo prendendo a destra un sentiero (segnavia). Rientrati nella copertura boscosa, si ignorano alcune tracce laterali e si continua per l’evidente percorso che comincia a perdere quota piuttosto ripidamente, conducendo più in basso in una bella radura. Dopo una curva a sinistra e un lembo di pineta che si attraversa, si esce in altre panoramiche radure che si contornano. Un’ultima ripida discesa ci separa dal Passo di Monte Fragno, 845 m, valico situato sulla dorsale Baganza/Parma da cui si ammirano notevoli visuali del Monte Caio e dell’Alta Val Parma. Dal passo (tabella esplicativa della Via Longobarda) si continua lungo una stradina asfaltata che asseconda il crinale divisorio, proseguendo diritto (indicazione) nel momento in cui essa effettua una netta curva a sinistra. Dopo una discesa tra stratificazioni del Flysch, si procede perlopiù in piano passando a fianco di un curioso poggetto, giungendo più avanti ad un bivio dove si continua a sinistra. Si avanza all’interno del bosco costeggiando una recinzione con cancello relativa ad un’area di addestramento cani. Usciti dalla copertura boscosa, si inizia a guadagnare ripidamente quota doppiando una costa. Dopo un altro ripido strappo, si volge nettamente a sinistra trascurando una carraia che prosegue diritto in salita. Più avanti occorre abbandonare il percorso su cui stiamo camminando – che a sua volta conduce al vicino valico di Casa Canone – imboccando a destra una ripida e ampia traccia. Dopo il primo faticoso strappo, si passa a fianco di una baracca, riprendendo poi a salire in modo sostenuto lungo una sorta di costa erbosa. Al suo culmine si penetra nel bosco raggiungendo la poco marcata sella che separa il Monte Prandone, alla nostra sinistra, dal Monte Vitello, alla nostra destra. Il sentiero inizia appena dopo a scendere conducendo nei pressi di una recinzione che si contorna in lieve salita, svoltando poi a sinistra in discesa. Ignorando tracce laterali, si continua per il percorso principale che in seguito procede in piano offrendo interessanti visuali del Monte Montagnana. Dopo una radura che si attraversa e una discesa all’interno del bosco, si approda in un’ampia e panoramica sella situata sul crinale che divide la Val Moneglia dall’ampio vallone che più in basso si restringe nella gola formata dal Rio Spigone. Si svolta repentinamente a destra per carraia che dopo una baracca curva a sinistra e scende lungo il margine di una bella radura. Rientrati nel bosco, si continua lungamente per la carraia (qualche segnavia bianco-rosso molto sbiadito) ignorando tracce laterali. Dopo una netta svolta a destra, si raggiunge un incrocio dove si prosegue diritto lungo il percorso principale che inizia a scendere con maggiore pendenza. Effettuando un’ampia curva a sinistra, si raggiunge un crinaletto secondario che si asseconda fino ad un evidente bivio collocato a poca distanza dalla frazione di Alpicella. Si imbocca a destra una carraia diretta al fondo della Val Moneglia, ignorando poco più in basso un’ampia traccia che si stacca a sinistra (e con essa i segnavia del “Tartufo Trail Running”). Si prosegue in leggera salita aggirando poco più avanti una costa boscosa, per poi scendere nel fondovalle giungendo nei pressi di una radura. Attraversata quest’ultima, si procede in salita con andamento parallelo al corso d’acqua. Poco dopo, ad un bivio, si abbandona la traccia seguita fino a questo momento per imboccare a sinistra una carraia che avanza nella sponda destra orografica della valle (in alto a destra si nota un nucleo di vecchie case collocato su un poggio). Si attraversa un ruscello e si riprende a salire raggiungendo in breve un gruppo di case non lontani dal paese di Fragno. Oltre le prime abitazioni si stacca a destra (cartello) un’ampia traccia che si imbocca risalendo un aperto pendio prativo (notevoli visuali panoramiche sulla Val Moneglia dominata dal boscoso Monte Vitello). In breve si fa ritorno a Fragnolo, punto di partenza di questo interessante anello. 

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Canesano e Rio Spigone

 

Punto di partenza/arrivo: Calestano, 402 m

Dislivello: 550 m ca.

Durata complessiva: 4/4,15 h

Tempi parziali: Calestano-Canesano (1,30 h) ; Canesano-Fonte di San Giovanni (50 min.) ; Fonte di San Giovanni-Albareto (30 min.) ; Albareto-Val Spigone-Calestano (1 h) 

Difficoltà: E (E+ il tratto Albareto-Val Spigone-Calestano)

Attrezzatura: ordinaria da escursionismo

Ultima verifica: agosto 2016

Accesso stradale: Parma-Felino-Marzolara-Calestano

 

map (3)www.openstreetmap.org

 

Descrizione dell’itinerario 

Percorso inusuale in luoghi scarsamente valorizzati a livello escursionistico. La discesa all’interno della Val Spigone avviene per vecchio sentiero in disuso in alcuni punti ostruito da rovi e arbusti spinosi.   

Si parcheggia l’auto nella parte alta del paese di Calestano, nei pressi della sede degli Alpini (Via del Bocco). Sulla destra di quest’ultima (tabella sul tronco di un albero) si diparte un viottolo selciato che volgendo a destra conduce in Via Tralacosta. Seguendola a sinistra, si transita a fianco di alcune case (le ultime del paese), per poi avanzare su carraia che poco più avanti si restringe a sentiero progredendo verso sud-est. Si procede in moderata pendenza all’interno di un bell’ambiente boschivo, ignorando a sinistra e a destra tracce secondarie. Effettuate alcune svolte, si incomincia ad assecondare il crinale che chiude a sud-ovest la valle del Rio Moneglia. Si segue l’ampio sentiero che si mantiene in prossimità della boscosa dorsale, tralasciando diverse tracce che si staccano ai lati. Senza possibilità di errore, si giunge ad un bivio evidente da cui, ignorato un percorso che si stacca a destra, si continua diritto lungo il sentiero a destra della mulattiera, oppure per quest’ultima. Si sbuca poco dopo al sommo di campi coltivati digradanti alla nostra destra (sotto si noi si trova la frazione di Alpicella) e si procede diritto fino al successivo bivio. Trascurata a sinistra un’ampia traccia che scende verso il fondo della Val Moneglia e a destra una carraia proveniente da Alpicella, si continua per il percorso principale volgendo progressivamente verso sud/sud-ovest. Il tracciato guadagna costantemente quota presentando alcuni ripidi strappi, conducendo senza possibilità di errore ad un evidente incrocio. Imboccato il percorso di destra (segnavia bianco-rosso), si compie appena dopo una netta svolta a sinistra, guadagnando successivamente quota all’interno di un solitario ambiente boschivo caratterizzato da conifere di reimpianto. Usciti più in alto dal bosco, si sale contornando una magnifica radura, fino a volgere a destra e transitare a fianco di un capanno. Si guadagna poco dopo una panoramica sella, situata sulla dorsale Moneglia/Spigone, punto di incrocio di ben cinque tracce. Si prosegue diritto in leggera salita su crinale inizialmente erboso, poi parzialmente boscoso. Al bivio che si incontra poco più avanti, si trascura a destra un sentiero e si continua per il percorso principale riprendendo a scendere. Ignorato a destra un altro sentiero ed effettuato un tornante destrorso, si confluisce in una stradina asfaltata nei pressi del cimitero di Canesano. Andando a destra, si raggiunge in pochi minuti il centro della suggestiva frazione – 792 m – nei pressi della chiesa. Imboccata a sinistra una carrareccia in discesa, si trascura quasi subito uno stradello che a sinistra conduce ad una casa, ignorando poco dopo a destra una carraia che scende ripida. Si continua lungamente per il comodo tracciato, avanzando perlopiù a saliscendi a fianco di campi e radure, ammirando splendide visuali panoramiche. Si trascurano alcune carraie che si staccano a sinistra, affrontando più avanti una rilevante contropendenza in cui si varca un corso d’acqua (il Rio Spigone o un suo ramo). Giunti nei pressi del suggestivo rudere della Brugnara, 786 m, situato alla nostra destra, si continua per il percorso principale che, procedendo ancora per un tratto in lieve salita, conduce ad un bivio. Ignorata a sinistra una carraia che sale in direzione del crinale Baganza/Parma, si perde marcatamente quota fino a varcare un rio. Appena dopo si stacca a destra un’ampia traccia inerbita e molto trascurata. Quest’ultima conduce, facendo un giro più breve, alla carraia per Albareto, sbucando nei pressi del nucleo chiamato Il Ginepro. Tuttavia, in considerazione della sua problematica reperibilità, soprattutto nell’ambito di un’ampia area disboscata situata più avanti, se ne sconsiglia la percorrenza. Si continua quindi per il percorso seguito fino a questo momento, avanzando in costante salita ed effettuando alcuni tornanti. Immessosi in una carraia proveniente dal crinale Baganza/Parma, la si segue a destra confluendo più avanti in una sterrata a poca distanza dalla Fonte di S. Giovanni, situata più in alto a sinistra. Assecondando la carraia di accesso alla fonte, si attraversa in seguito la valletta formata da un rio, attraversando poco dopo una magnifica radura. Procedendo in leggera salita, si guadagna più avanti un crinale e lo si asseconda in direzione nord-est. Si avanza per comoda carraia trascurando ai lati un paio percorsi che scendono, transitando poco dopo nei pressi della località Il Ginepro. Proseguendo in lieve salita, si raggiunge e attraversa il nucleo di Albareto, 834 m, scendendo poi al sottostante incrocio sotto l’abitato di Vigolone. Guardando a destra si nota una mulattiera che poco attrae in quanto parzialmente ostruita da vegetazione invadente (rovi). L’imbocchiamo procedendo in leggera discesa all’interno di una fascia boscosa, intuendo la storicità del percorso che ci accingiamo a seguire e facendo i conti con gli effetti della sua decennale trascuratezza (purtroppo si incontrano dei rifiuti, segno che l’area in cui ci troviamo è utilizzata da qualcuno come discarica). Poco dopo la vegetazione rende impraticabile il cammino: occorre quindi aggirare l’ostacolo a destra contornando il margine di ampi e panoramici campi, riprendendo appena possibile il sentiero. Lo si asseconda incontrando altre sezioni in cui la vegetazione risulta molto invadente e fastidiosa. la ben incavata traccia perde costantemente quota in direzione della valle formata dal Rio Spigone nella cui sponda sinistra orografica si svilupperà la parte principale della discesa verso Calestano. Dopo un tratto aperto e panoramico, il percorso piega nettamente a sinistra sottopassando una linea elettrica, rientrando subito dopo nel bosco. Dopo una ripida discesa per sentiero evidente, si trascura a destra un’ampia traccia inerbita e si prosegue diritto/sinistra salendo per un breve tratto. Innestatosi in una carraia (che sostituisce una vecchia mulattiera), è sufficiente seguirla a destra in costante discesa nel contesto di un’area disboscata. Trascurate a sinistra tracce secondarie, ci si immette giocoforza nella strada asfaltata Calestano/Vigolone in corrispondenza di un suo tornante. Si asseconda la strada in discesa incontrando sulla destra l’imbocco di una carraia che precede lo stradello d’accesso a Casa Spigona (proprietà privata). Proprio in corrispondenza del bivio, si abbandona la strada asfaltata e alla bene e meglio si discende una scarpata in obliquo a sinistra senza sentiero. Dopo pochi metri ci si innesta in una traccia piuttosto labile che, procedendo per un tratto verso nord, effettua poi un tornante destrorso allargandosi a mulattiera. Attraversata la pista di una linea elettrica, si continua ad assecondare il vecchio percorso compiendo quasi subito un tornante sinistrorso, rimettendo piede nell’orripilante tracciato di prima. Lo si discende ripidamente per un breve tratto, imboccando poi a sinistra la continuazione della mulattiera. Effettuato poco più avanti un tornante destrorso (si trascura il sentiero che prosegue diritto), ci si innesta nuovamente nel percorso dalla linea elettrica che si asseconda a sinistra. Al primo bivio che si incontra, prendendo la ben ripida traccia di destra si raggiunge il fondovalle in corrispondenza di una costruzione. Si prosegue per comoda carraia procedendo parallelamente al Rio Spigone, notando nella riva opposta gli edifici diroccati di una vecchia stazione termale. Al bivio che si presenta più avanti, è necessario proseguire diritto/sinistra salendo per un breve tratto, avanzando poi in modo pianeggiate tra arbusti. Preso ad un bivio il sentiero di destra, si attraversa poco dopo un bel ripiano prativo/arbustivo, avvicinandosi ad una casa disabitata. Assecondando in ultimo una carraia, ci si innesta nella SP15 proprio in corrispondenza della menzionata casa. Seguendo la provinciale a destra, si attraversa il ponte sul Rio Spigone e al primo bivio si continua per Via Papa Giovanni XXIII. Prima di recuperare l’auto in Via del Bocco, si consiglia un’approfondita visita dell’antico borgo di Calestano, ammirando splendide case in sasso ottimamente ristrutturate rispettando l’assetto originario. 

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