Monte Fuso: anello da Campora

Punto di partenza/arrivo: Campora, 643 m

Dislivello: 470 m

Durata complessiva: 3/3,30 h

Difficoltà: E (escursionistico)

Tempi parziali: Campora-Case Ruffaldi-La Pietra (25 min) ; La Pietra-L’Anna-Cippo Monte Fuso (1,30 h) ; Cippo Monte Fuso-Campora (1,15 h)

Attrezzatura: ordinaria da escursionismo

Ultima verifica: ottobre 2015

Accesso stradale: Parma-Traversetolo-Neviano degli Arduini-Sasso-Campora

Riferimento bibliografico: Daniele Canossini – LE VALLI DI PARMA E L’ALTA LUNIGIANA – l’Escursionista 2002

map (1)www.openstreetmap.org

Descrizione dell’itinerario 

Interessante anello che permette di gustare tutti gli aspetti e le peculiarità di questa importante montagna, mai particolarmente apprezzata dagli “appenninisti” locali. 

Dal paese di Campora (parcheggiare l’auto nel grande spiazzo di fronte alla chiesa) percorriamo per un breve tratto la strada verso Sasso fino al bivio per Case Ruffaldi (cartelli). Si sale per stradina asfaltata raggiungendo in circa 10/15 minuti la bella frazione. Dalla piazzetta (cartelli) proseguiamo a sinistra verso La Pietra (piccolo nucleo posto su un poggio di arenaria) che raggiungiamo dopo aver percorso un tratto di ripida strada. Da qui è consigliabile una breve digressione: appena dopo la casa rurale ci si sposta verso il bordo del dirupo contornandolo a sinistra. Giunti in prossimità di una stretta e suggestiva fenditura, scendiamo con attenzione lungo questa pervenendo alla base delle rocce. Possiamo osservare che le pareti sono di un’arenaria dello stesso tipo di quella della Pietra di Bismantova. Risaliti ai prati soprastanti, continuiamo a seguire il percorso principale che conduce presto a un bivio con cartelli. Andiamo a destra assecondando un’ampia mulattiera che inizialmente risale una ripida costa di marne. Dopo un cippo a ricordo dei partigiani, giungiamo in un’area recentemente disboscata con inerbita traccia che si stacca a destra. Proseguiamo per il bel sentiero che dopo una breve salita compie un’ampia curva a destra ed è delimitato da notevoli esemplari di vecchi muretti a secco. Approdati nel versante opposto (Enza), giungiamo ad un incrocio con cartelli. Trascurato a destra il segnavia n° 763 (il cui tracciato segue la dorsale in direzione del Cippo del Monte Fuso) e a sinistra una mulattiera in discesa, proseguiamo diritto per sentiero occasionalmente contrassegnato da bolli gialli. Stiamo percorrendo una vecchia mulattiera, ancora evidente, che taglia a mezza-costa questo versante della montagna, inizialmente sopra il borgo di Monchio di Sasso. Il percorso, dopo un primo tratto nel bosco, esce all’aperto proseguendo lungo il margine sinistro di un’ampia radura. Giunti in un avvallamento, è necessario abbandonare la traccia che scende al sottostante nucleo rurale, imboccando a destra un sentiero che costituisce la continuazione dello storico tracciato. La mulattiera, dopo una radura con alberi da frutto e una netta svolta a sinistra, viene affiancata da un caratteristico muro, formato da grossi blocchi di arenaria, che ci accompagnerà per tratto. Si continua perlopiù in piano affiancati da radure e panoramici campi che offrono notevoli visuali panoramiche. L’ampia mulattiera confluisce in seguito in una carrareccia che va seguita a destra, in leggera salita, sulla sinistra di una radura e a destra di un poggio boscoso. Nei pressi di una valletta, ignoriamo a destra un’ampia traccia in salita e al bivio successivo abbandoniamo la carraia fin qui seguita proseguendo diritto. Giunti su una costa boscosa a quota 810 m, possiamo continuare lungo la carraia che dopo aver aggirato la costa comincia a salire ripidamente. Preferiamo invece proseguire lungo il vecchio percorso, imboccando a tal fine un’evidente mulattiera che si stacca a destra della carraia, proprio sulla costa boscosa a quota 810 m (delle due tracce prendere quella di destra). Poco dopo la mulattiera confluisce in un’altra carraia che si asseconda a sinistra per pochi metri. Prima che il percorso si innesti in quello abbandonato sulla costa a 810 m, lo si lascia proseguendo a destra. Si continua per bellissima mulattiera, dove “in molti tratti affiora quello che si potrebbe scambiare per un selciato opera dell’uomo. Si tratta invece del dorso fessurato degli strati di arenaria della formazione di Bismantova che costituiscono la parte sommitale del Monte Fuso (cfr. Daniele Canossini: “Le Valli di Parma e l’Alta Lunigiana” 2002). Giunti ad un bivio, proseguiamo a destra assecondando l’antico percorso che conduce ad un crocicchio. Continuiamo diritto per ampia traccia che svolta subito a sinistra (si ignora una carraia che si stacca a destra) e guadagna quota con fondo formato da altre stratificazioni arenacee. Giunti in corrispondenza di un cancello situato alla nostra destra, proseguiamo a sinistra per carraia affiancata a destra da una recinzione. Si effettuano poi un paio di svolte, confluendo poco più avanti nella carrareccia abbandonata a quota 810 m, che ora si presenta per un tratto cementata. La seguiamo a destra in salita, ignorando poco più in alto un’ampia traccia che si stacca a destra ed osservando alla nostra sinistra una piccola costruzione diroccata. Compiuta una netta svolta a sinistra ed oltrepassata una sbarra, mettiamo piede in uno spiazzo in mezzo al bosco. Guardando alla nostra destra notiamo un muretto con pietre ricoperte di muschio che divide due tracce: seguiamo quella di sinistra che effettua subito una curva in quest’ultima direzione. Si continua in lieve salita tagliando per un paio di volte un sentierino trasversale utilizzato dalle MTB. Al successivo incrocio proseguiamo diritto ignorando il percorso n° 761 che a destra sale verso la dorsale del Fuso e a sinistra scende in direzione del piccolo nucleo abbandonato di Gulghino. Si continua per comodo sentiero che dopo uno strappo un po’ più ripido confluisce in una carraia. L’assecondiamo a sinistra transitando a fianco di una proprietà con casa (località L’Anna) nei cui pressi di trova una fonte. Lambita la SP 80 proveniente da Scurano (sulla sinistra tavoli con panche), imbocchiamo a destra il sentiero n° 761A caratterizzato da notevoli affioramenti di arenaria tipo Bismantova. L’ottima traccia, dopo la salita iniziale, segue una costa boscosa per poi contornare il margine di una bella radura. Avanzando piuttosto ripidamente e con qualche svolta, raggiungiamo infine i prati sommitali dove è collocato il Cippo del Monte Fuso, 1115 m, eretto nel 1901. Dalla “cima” (la quota più elevata della dorsale si trova spostata a sud-ovest rispetto al cippo, a poca distanza dai Prati Dolci) continuiamo per il sentiero che verso ovest si inoltra subito nel bosco e discende il dosso sommitale. Trascurata poco più in basso una mulattiera non segnata che si stacca a destra, avanziamo in lieve salita costeggiando alcune radure. Raggiunta un’ampia sella a quota 1080 m, ignoriamo a sinistra una carrareccia proveniente da Rusino (cartelli) e andiamo a destra per mulattiera che procede nel versante settentrionale della montagna. Arrivati ad un bivio con cartelli, abbandoniamo la prosecuzione del sentiero (che comincia a risalire verso il crinale), imboccando a destra la traccia contrassegnata n° 761. Seguiamo la bella mulattiera in ripida discesa con diversi tornanti, tenendo sempre il percorso più evidente. Dopo un tratto recentemente disboscato, l’ampia mulattiera-carraia diviene ancora più ripida e anche scivolosa in caso di terreno bagnato. Al bivio che incontriamo più in basso, trascuriamo a destra il percorso n° 760 e volgiamo a sinistra lungo il tracciato n° 761. Poco dopo giungiamo ad un ulteriore bivio con cartelli, dal quale, ignorato a sinistra il percorso n° 759 per Moragnano, proseguiamo diritto/destra in direzione di Vezzano-Campora. L’ampia traccia, molto incavata nel terreno, compie un tornante destrorso e un altro sinistrorso, conducendo ad un crocicchio. Il percorso segnato continua diritto, noi invece prendiamo la bella mulattiera di destra: potrebbe trattarsi di una sezione del vecchio tracciato conosciuto come Via del Sale (cfr. Canossini). Avanzando comodamente per l’ampia traccia, ci inseriamo nel percorso segnato poco prima di una marnosa sella. Proseguiamo per comoda mulattiera all’interno di un magnifico ambiente boschivo, ammirando, grazie ad alcune aperture, il sottostante e antico Borgo della Malora (proprietà privata). L’ampia traccia, dopo aver attraversato un ruscello, volge subito a sinistra conducendo nei pressi dell’ingresso del menzionato borgo. Per stradello asfaltato scendiamo successivamente a fianco delle vilette della parte alta del paese di Campora, fino a mettere piede sulla strada principale. La seguiamo a destra ritornando alla chiesa e allo spiazzo dove abbiamo parcheggiato l’auto. 

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